IL CARDELLINO
Carduelis carduelis
Classificazione
Classe Uccelli, ordine
Passeriformi, famiglia Fringillidi
Dimensioni Lungo 12 cm
Distribuzione geografica Zone temperate dell'Europa e Africa nord
occidentale
Questo magnifico uccelletto
è comune in Italia e frequenta tutti i tipi di campagna aperta con gruppi di
alberi e arbusti ma anche i parchi. Nelle regioni più a nord è migratore
parziale, mentre in Italia è stanziale e sverna in mezzo ai campi.
Il piumaggio del cardellino è vistosamente colorato e abbastanza
simile nei due sessi. E senz'altro uno fra gli uccelli più belli che
frequentano i giardini italiani. I colori dell'esemplare mostrato sotto,
nell'illustrazione, sono sufficientemente chiari da non doverli descrivere.
Il suo canto è molto tipico e consiste in una serie di suoni
acuti con un "dideli", frequentemente ripetuto. Ha volo molto ondulato e
fuori della stagione di riproduzione lo si vede in piccoli gruppi. Molto spesso
cerca il cibo, rappresentato da semi, su cardi e piante simili: proprio questo
fatto ha suggerito il suo nome.
Costruisce il nido sugli alberi frondosi, generalmente lo pone all'estremità
di un ramo alto. Il nido è fatto con muschio, rametti e steli e viene rivestito
all'interno con lana, peli e morbido materiale vegetale. Le uova deposte sono
da quattro a sei e sono di colore blu, macchiate di rosso-bruno, e vengono
covate per un periodo da dodici a quattordici giorni dalla femmina, che nel
frattempo viene nutrita dal maschio. I piccoli vengono nutriti con semi e
animaletti rigurgitati dai genitori; lasciano il nido dopo una quindicina di
giorni dalla nascita e successivamente la femmina produce una nuova nidiata.
Il cardellino si nutre oltre che di semi e frutti di vario tipo
anche di insetti. Su rami e steli, alla raccolta del cibo, i cardellini
dimostrano una grande abilità acrobatica ed è facile vederli appendersi anche
a testa in giù.
L'ALIMENTAZIONE
Gli alimenti hanno duplice importanza nella prevenzione delle malattie infettive. In primo luogo se contaminati da agenti patogeni possono essi stessi essere vettori di malattie. E' il caso ad esempio delle miscele di semi e dei pastoni, costantemente rinvenute contaminati, in misura variabile, da E.coli od altri Enterobatteri. D'altro canto una dieta sbilanciata nei propri elementi nutritivi (generalmente per eccesso di semi grassi) può condurre a gravi carenze vitaminiche, minerali od aminoacidiche. In particolare la carenza di vitamina A predispone i volatili a numerose malattie rendendo gli epiteli dei vari apparati più facilmente vulnerabili dagli agenti patogeni. La somministrazione di alimenti estrusi anche ai Fringillidi, come da tempo avviene in campo canino o felino, potrebbe rappresentare una valida soluzione a questi problemi. L'alimento estruso, infatti, è esente da contaminazioni e contiene tutti gli elementi indispensabili per i volatili che, non potendo selezionare i semi che prediligono (e che generalmente sono i più grassi ed incompleti come quelli di niger), sono costretti ad assumere con i granelli di estruso un alimento completo.
L'ACQUA
E' di fondamentale importanza fornire agli uccelli acqua fresca per tutto il
giorno in contenitori puliti. L'acqua deve essere sempre presente e non
stagnante poiché potrebbe essere facilmente contaminata da vari agenti patogeni
(in particolare lo Pseudomonas); da considerare la possibilità di dotare
l'allevamento di abbeveratoi automatici a valvola direttamente collegati
all'impianto idrico.
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L'allevamento allo stecco
Lo scopo primario di tale
procedimento è quello di ottenere soggetti molto tranquilli che possano essere,
se correttamente imprintati, impiegati con buon esito nella riproduzione;
senza contare che può accadere di doversi fare carico di una nidiata
abbandonata dalla madre non avendo balie disponibili.
Le ricette di cui ho avuto notizia negli anni sono tantissime, alcune hanno
ingredienti che potremmo definire originali, quando non addirittura criminali,
come il peperoncino triturato mischiato all'uovo sodo, che secondo un sedicente
allevatore darebbe ottimi risultati (sic!).
La verità è che, imbeccati con costanza, e tenuti al caldo i piccoli
cardellini non di rado sopravvivono anche con un tipo di alimentazione molto
approssimativa da un punto di vista nutrizionale. Tali soggetti tuttavia
subiscono in una fase delicatissima dello sviluppo danni irreparabili, per cui
quasi sempre soccombono durante la prima muta (in genere causa la compromissione
della funzionalità epatica). I pochi sopravvissuti muteranno con difficoltà,
presentando colori sbiaditi e rimarranno sempre uccelli di salute assai
cagionevole.
Personalmente sono un sostenitore dei sistemi naturali, per cui ripongo scarsa
fiducia nei preparati reperibili in commercio, a mio avviso pieni di additivi,
conservanti e medicamenti vari, per cui negli anni ho messo a punto una ricetta
i cui risultati si sono rivelati davvero soddisfacenti.
Mettendo da parte, dunque, l'impiego di alimenti sofisticati e costosi, chi
vuole provare a cimentarsi in questa impresa dovrà procurarsi i seguenti
ingredienti:
- Pastoncino secco, non all'uovo, valore prot.non elevato (14-15max), senza semi
aggiunti.
- Ceci di quelli tostati, che si mangiano così come sono, per intenderci.
- Semi di girasole già sgusciati, in vendita nelle erboristerie.
- Capsule di tarassaco (Tarassacum officinalis), sempre in erboristeria.
- Un buon integratore (preferibilmente in polvere) contenente vitamine ed
aminoacidi.
PREPARAZIONE:
-Usare un tritatutto oppure un macinino robusto, per macinare i ceci, che
successivamente andranno passati attraverso un setaccio oppure un colino a
maglia stretta, fino ad ottenere una farina a grana molto sottile (sconsigliata
la farina di ceci del commercio).
-Polverizzare allo stesso modo anche il pastoncino, senza però filtrarlo.
-Mescolare i due ingredienti nelle proporzioni: pastoncino/ceci = 1.5 / 2.
Il composto così ottenuto è da considerare come il"nucleo" e può
essere conservato in frigo, chiuso in un barattolo di vetro, per 5-6gg.
SOMMINISTRAZIONE:
Consiglio di somministrare il "nucleo" inumidito con acqua (possib.
oligominerale) fino a raggiungere una consistenza cremosa, la cui fluidità deve
tendere a diminuire man mano che i nidiacei crescono
(benché l'età ottimale dei nidiacei, ai fini del buon esito, si aggiri intorno
ai 6-8gg., mi è capitato di portare felicemente avanti anche nidiate di
4-5gg.).
E' bene ricordare che una volta inumidito il composto si altera con facilità,
per cui conviene preparare solo il quantitativo necessario per un'imbeccata,
buttando eventuali rimanenze.
Fino dai primi giorni, a discrezione si possono aggiungere piccole quantità di
integratore vitaminico alla pappa precedentemente inumidita, così come il
tarassaco in polvere, che verrà prelevato dalle capsule (una capsula al giorno,
divisa in più preparazioni).
Intorno al quindicesimo-ventesimo giorno incominceremo ad impiegare il girasole
sgusciato.
Il rapporto deve essere 1 cucchiaio di girasole per 3 cucchiai di
"nucleo", il tutto passato nel macinacaffè per renderlo omogeneo.
(Ricordo che il girasole sgusciato va tenuto in frigorifero per evitare che
irrancidisca)
E' buona norma fornire anche dell'acqua (oligominerale), mediante un contagocce,
in ragione di 1-2 gocce dopo ogni imbeccata, sia per prevenire eventuale
disidratazione, che per pulire l'interno del becco dai residui di cibo.
All'acqua potrà essere unito un blando disinfettante intestinale.
ACCORGIMENTI:
- Mantenere i piccoli al caldo (dai 7-8gg. in poi è sufficiente coprire il nido
con un panno di lana), ed assicurarsi che il nido sia pulito, asciutto, e che
non contenga parassiti.
- Rimuovere le deiezioni dai bordi e dall' interno del nido.
- Fare molta attenzione a non sporcare i piccoli quando li si imbecca, e nel
caso pulirli tempestivamente.
- Non esagerare con la quantità di alimento somministrata, tenete presente che
è meglio imbeccarli poco e spesso, che non il contrario. In ogni caso non
nutrirli mai, prima che abbiano digerito completamente quanto avevano nel gozzo.
- All'involo, i novelli verranno posti in una gabbia non troppo grande, in modo
che possiamo maneggiarli con facilità quando dovremo prenderli uno alla volta
per nutrirli.
- Dal venticinquesimo gg. in poi offriremo una buona miscela di semi
preventivamente schiacciati, in modo che i piccoli imparino a sbucciarli con
maggiore facilità (tale miscela andrà rinnovata ogni giorno).
- Man mano che inizieranno a mangiare i semi, ridurremo progressivamente il
numero delle imbeccate, fino a cessarle completamente.
- Durante lo svezzamento fornire quotidianamente vitamine, sali minerali, osso
di seppia. Un paio di volte la settimana, mele ben mature o carota.
-Quando saranno completamente svezzati, smetteremo i schiacciare i semi. In
questo stadio sarà buona norma abituare i piccoli a consumare tutta i tipi di
semi componenti la miscela.
Ringraziamo il sito www.cardellino.it per la realizzazione di questa scheda e vi invitiamo a visitarlo per approfondire la conoscenza con questo grazioso uccellino.