Cane di mannara: Foto, caratteristiche e prezzo della Razza.

Cane di mannara
foto wikipedia

INTRODUZIONE: “L’amore di Salvo per il Mannara”

Il sole brucia, alto nel cielo e il suo eterno riverbero sembra non finire mai. La campagna è silenziosa, pigra, quasi bruciata dal calore insopportabile. Tutt’attorno si vedono immense distese di marrone e di giallo. Se non fosse per il verde acceso dei fichi d’India e quello più argenteo degli ulivi, se non fosse per il blu acceso dei cardi e per il giallo delle ginestre tutto sembrerebbe arido e secco. L’aria, ricca di aromi mediterranei, sembra quasi sospesa, immobile. Non un fuscello si muove, non un uccello trilla. Si ode soltanto uno scampanellio di qualche gregge lontano e le cicale che non hanno nulla da fare e friniscono tutto il giorno. Poi, dal cortile della fattoria un lungo abbaio, quasi un ululato, desta i nostri sensi. Un grosso cane viene verso di noi.

Un cane strano. Sembra quasi un orso, colla sua testa grossa, le zampe possenti e quello strano colore, fatto di tutte le tonalità di marrone che l’occhio umano può scorgere. Un marrone che ricorda la terra della Sicilia, arida e polverosa, ma anche brulla e fertile. Perfino con questo caldo insopportabile, quando gli asini lasciano ciondolare la testa per il sonno e le galline si ritirano all’ombra del pozzo, c’è qualcuno che non è mai stanco di compiere il suo dovere. No, non è l’inizio di un racconto di Verga.

E’ solo un breve quadro del “mio” cane, il Cane di Mannara, e della “mia” terra, la Sicilia. Terra dai molti volti: Sicilia mafiosa, Sicilia dalle belle spiagge, Sicilia del teatro Massimo, Sicilia dei mercatini rionali, Sicilia agreste. Quante volte ho visto il viso dei forestieri illuminarsi di fronte a quegli enormi agrumeti, che riempiono l’aria di flagranze e la vista di colori, quante volte li ho visti ammutolirsi di fronte alle enormi sughere, così vecchie e maestose da sembrare i guardiani del bosco.

E’ impossibile non rimanere commossi da tanta bellezza. E a vedere quei pastori, avvolti nel gilè di velluto e con la coppola in testa, silenziosi e scuri in volto, sembra che pensino sempre. Pare di tornare ad un secolo fa. Ma il tempo passa, le cose cambiano e la gente si adatta. La vita migliora. Certo, camminando per le Madonie e i Nebrodi si incontrano sempre gli enormi prati costellati dal bestiame che pascola. Se si ha fortuna si può anche incontrare una mandria di asini, qualche Cane di Mannara che vi blocca la strada, un mulo carico di fieno o sentire l’eco dei pastori chiamarsi da collina a collina, senza nemmeno vedersi. E’ così che viaggiano le notizie, altro che fax! Ma questi sono soltanto ritagli di un tempo che fu.

Ora i pastori vanno in campagna in vespa, con la jeep o su qualche cinquecento scassata che arranca su per le stradine pietrose. Ormai tutti preferiscono un comodo posto in ufficio, magari al Municipio del paese o nella città più vicina. E in campagna non restano che una manciata di giovanotti volenterosi e tanta gente anziana, pilastri di saggezza memori di un tempo ormai passato. Come doveva essere bello, un secolo fa, passare col mulo su per la terazzera polverosa e sentire risuonare dovunque l’abbaio imperioso dei Mannara, dietro i cancelli delle proprietà o su per i pascoli, dietro pecore e capre.

Qui o sai “buscarti il pane” o non sei degno di considerazione. Beh, il Mannara il suo pane se l’è buscato più che bene. Caparbio e coraggioso, lo si poteva vedere ovunque ci fosse lavoro per lui. Dietro alle greggi di bestiame, per proteggerle. Nelle aie e nei cortili delle fattorie come cane da guardia. Nei depositi, nelle scuderie, dietro le carovane di muli, rare volte anche in paese. Un cane poco avvezzo alle coccole e alle comodità di una vita facile. Doveva sopportare freddo e neve, caldo e siccità, animali selvatici, uomini malintenzionati. Insomma, non conduceva certo una vita facile ma di sicuro ne usciva a testa alta.

E i pastori non potevano esserne altro che fieri di questo cane, che sembrava nato dal nulla, plasmato dalla terra stessa. Ma la sua stella, inevitabilmente, fu destinata a tramontare. Dapprima la gente cominciò ad occuparsi sempre meno delle campagne. Ma i Cani di Mannara sopravissero ancora per un bel pezzo. Arrivò la televisione e con la televisione arrivarono Rin-Tin-Tin, Lassie, Rex, insomma quelli sì che erano cani da allevare! Dalle belle forme, dalle molteplici prestazioni. E così arrivarono i primi esemplari di razze nuove, soprattutto Pastori tedeschi e Siberian husky. E via colla selezione di razze nuove, coi meticciamenti, insomma ben presto l’antica razza dei Mannara cadde nel dimenticatoio.

Dapprima nemmeno io conoscevo i Cani di Mannara. Ne avevo sentito parlare molto vagamente e ormai si dava per estinto. Sapevo l’esistenza nel vocabolario dialettale siciliano l’affermazione “Can’iMannara” che detta ad un uomo significa dargli del chiassoso, del confusionario o comunque non è certo un bel complimento. Avevo visto delle vecchie foto con questi cani e ne ero rimasto affascinato. Poi una piccola scintilla accese un barlume nella mia mente. In una campagna adiacente alla nostra vivevano due enormi maschi di Cane di Mannara, bellissimi. Erano tali e quali agli esemplari visti nelle foto.

Da lì avvenne una grande sorpresa. Erano da poco morte le nostre cagne (Lella e Martorina) e a mio nonno regalarono due cuccioli. Incredibili a dirsi, erano due Mannara. Uno (Rocco) andò a mio zio. Divenne un gigante, ma poi scomparve senza lasciare traccia. L’altra (Diana detta affettuosamente Porca Vacca) restò con noi e divenne il fiore all’occhiello della fattoria. Era stupenda, alta e fiera, muscolosa, col suo testone e il pelo di quel marrone così strano. D’inverno poi diventava bellissima, il pelo le si allungava formando una criniera sul collo e sembrava una creatura leonina.

Fece dieci cuccioli ma ne tenemmo soltanto uno. Se Diana era bella, il cuccioletto (Bizzarro III) era superbo. Un vero Cane di Mannara. Era bianco come la neve, ma aveva pezzature marroni sulla coda, sui fianchi e la testa quasi completamente bruna. Il suo carattere poi era unico. Non poteva avvicinarsi nessuno alla cuccia senza che lui si mettesse ad abbaiare forsennatamente (ad appena un mese e mezzo) ballonzolando verso “l’intruso”. Sarebbe divenuto un magnifico guardiano.

Quando Diana lo allattava, davanti alla stalla, mi ricordava, per una di quelle insolite associazioni che il nostro cervello involontariamente compie, la lupa che allattava Romolo e Remo. Lei in piedi, colla sua forza e la sua fierezza, lui seduto, con una zampa appoggiata alla mammella, succhiando avidamente. Immagine di una maestosità unica. Ma poi accaddero imprevisti che non sto a raccontare e mio nonno dovette dar via i cani. Diana andò a mio zio, il cucciolo ad un nostro vicino di Capizzi.

Da allora guardai con occhio diverso tutti i cani della nostra zona. Di Mannara “purosangue” non ne rimanevano che pochissimi. Ma quasi tutti i meticci potavano impresso il suo stampo. La testa grossa, la giogaia, il pelo folto e quel colore stranissimo. Così nacque la mia passione. E con essa anche un grande sogno, far rivivere questa razza antica e sfortunata.

La mia terra è un posto bellissimo, magari un po’ troppo caldo, ma penso che sia completa in ogni sua parte, ed è questo che la rende così bella. Se i Mannara scomparissero sarebbe come perdere un piccolo pezzo di quel grande puzzle che è la Sicilia. Mi dispiace per la totale indifferenza che ha ricevuto questa razza da tutte le generazioni passate, causa del suo declino. Ma non riesco a biasimare chi è venuto prima di me. Ora la mia isola è splendida e viva, ma ha dovuto attraversare tempi bui.

E’ per il Mannara non c’era proprio spazio. Concludo dicendo che penso sempre al Tempo come ad un pugno di sabbia. Si tiene stretta nella mano, ma lentamente, inesorabilmente, la sabbia scorre via. Poco alla volta esce dal nostro palmo, fino a quando ci accorgiamo che ci è sfuggita tutta e ci ritroviamo la mano vuota. Ma guardando bene possiamo vedere che è rimasto sempre qualche granellino, tra le nostre dita. E vorrei che qualche granellino di questi rimanesse anche per il Cane di Mannara

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Una “razza” in via d’estinzione

Com’è facile intuire già dal nome, il Cane di Mannara (o pastore siciliano) è sempre stato per eccellenza il cane da pastore di quella bellissima isola che è la Sicilia. Il cane di Mannara ha origini molto antiche, si pensi che deriva dai molossoidi, una famiglia di cani molto antica e molto “utilizzata”. Sfortunatamente però il nostro cane ultimamente sta rischiando l’estinzione: viene accoppiato con altre razze (pastori tedeschi, pastori maremmani, husky, meticci.) perdendo così molte delle sue caratteristiche, o comunque viene soppiantato da altri cani da pastore più pubblicizzati. Inoltre, a peggiorare la situazione ci si mette anche la burocrazia che intralcia il lavoro dei pastori del Sud costretti, il più delle volte, a disfarsi di greggi e cani.

La “razza” sfortunatamente non è mai stata riconosciuta, ed ormai il cane di Mannara odierno, non è altro che uno stereotipo del vecchio cane di una volta. Ma la traccia rimane comunque. Questo cane è maggiormente diffuso nella provincia di Messina e in parte anche nel catanese. E, infatti, basta fare un giro per le campagne del messinese per accorgersi come ancora la maggior parte dei cani rispecchi le caratteristiche del cane di Mannara, colla sua grossa mole, il testone caparbio e il suo abbaiare imperioso.

Ma sembra proprio che la sua strada sia segnata. Non si trovano tracce di questi cani fuori dalla Sicilia, il che lo rende ancora più raro e localizzato, ed inoltre l’isolamento che per secoli lo ha plasmato e reso consono al territorio siciliano, ora lo fa apparire in netto svantaggio di fronte ad altri cani più “versatili”

Cane di Mannera

Un carattere deciso ma tenero

Cucciolo di Cane di Mannera

Come tanti cani da pastore, il cane di Mannara rispecchia un duplice carattere: affezionato, rispettoso, devoto al padrone, attento e amorevole (si sa di cani che aiutano le pecore a partorire) verso gli animali cui bada (che vanno da mucche, pecore, capre, alle più banali galline, o ai maiali).

Ma diffidente, spesso anche scontroso, verso gli estranei, o chiunque viene ritenuto pericoloso (sia esso animale che uomo) ed entri nella sua proprietà. Adattabile a qualsiasi tipo di terreno, indifferente verso qualsiasi condizione climatica, molto resistente, gran camminatore, il cane da mannara rispecchia un po’ il carattere del pastore siciliano: fiero, caparbio e intelligente.

Cane di Mannera

LO STANDARD del Cane di Mannara

NOME:

Cane di Mannara o Pastore Siciliano.

ORIGINE:

Sicilia. Ed in particolare i monti Nebrodi, Madonie e catene montuose a nord dell’isola. Pochi cani di questa razza sono presenti nella provincia di Catania e nel palermitano.

IMPIEGO:

Cane da guardia del gregge e della proprietà.

CENNI STORICI:

Cane molto antico, appartenente al ceppo molossoide. Si hanno notizie concrete della sua esistenza in alcuni libri popolari di Luigi Natoli quali << I beati Paoli>> o <<La vecchia dell’aceto>>. Si tratta di una razza che patisce il problema della non selezione e del non riconoscimento da parte di alcun ente cinofilo. La sua conservazione, da secoli, è affidata ai pastori siciliani, che ne hanno preservato le sue tipicità morfologiche, caratteriali e attitudinali..

ASPETTO GENERALE:

E’ un cane di grande mole, robusto e pesante, molto rustico. Di costituzione grossolana e con una ossatura sviluppata. L’aspetto è quello di un potente mesomorfo col tronco leggermente più lungo dell’altezza al garrese.

CARATTERE:

Razza equilibrata e calma con unospiccato istinto territoriale. Molto nevrile, coraggioso e tenace nella difesa della proprietà, del gregge e delle persone. Affettuoso e dolce col padrone. Ostinato nelle scelte. Le azioni di difesa si manifestano senza indugi anche in forma attiva.

TESTA:

Grossa, cranio largo, piuttosto piatto fra le orecchie, arcata zigomatica sviluppata e muscolosa, assenza di rughe e di cresta occipitale. Pelle aderente, stop poco marcato, muso largo e non eccessivamente lungo.

Labbra:

Poco sviluppate, seriche e compatte.

Dentatura:

Molto forte, chiusura a forbice, abbastanza compatta.

Tartufo:

Largo, con narici strette. Di colore sempre nero.

Occhi:

In posizionefrontale rispetto al cranio, grandi e di delicata forma a mandorla. Conferiscono al cane una espressione bonaria, quasi supplichevole. Il colore degli occhi è marrone e nero. Da evitare altri colori. Palpebre toniche ed aderenti.

Orecchie:

Attaccatura bassa sul cranio, vicino all’arcata zigomatica, semi erette, ricadono dritte. Padiglione auricolare largo.

COLLO:

Molto robusto, muscoloso e di medie proporzioni. Nuca estesa. Il collo normalmente è portato leggermente rialzato rispetto all’asse del dorso. Sulla gola è presente una giogaia marcata.

TORACE:

Largo e di buona forma cerchiata. Scende fino a livello dei gomiti.

DORSO:

Largo e dal profilo leggermente arcuato. La congiunzione con groppa e la coda è delicata

TRENO POSTERIORE:

Sviluppato, cosce molto muscolose

VENTRE:

Poco retratto rispetto al torace, distacco quasi inesistente dalla regione renale.

CODA:

Bassa rispetto alla groppa,di media lunghezza e abbastanza larga, portata alta e molte volte ricurva verso la groppa. Attaccatura forte e larga

ARTI:

Braccio:

Molto muscoloso e potente è dotato di una forte ossatura. La sua obliquità è limitata..

Avambraccio:

Dritto, scende in linea verticale sul carpo. Dotato di una potente ossatura. .

Arti posteriori:

Garretti angolati, con sperone singolo (che può anche essere assente)

Piedi:

Grossi e larghi, con dita aperte. Molte volte le dita possono essere di colore bianco.

PELO:

Liscio e morbido al tatto, è accettata una moderata ondulazione. Più lungo sul collo e sulla coda. Nella stagione invernale il sottopelo è più abbondante e forma una criniera sul collo, accentuata dalla giogaia. .

COLORE:

I colori ammessi sono il nero, il bianco, il crema e il marrone. Il colore predominate è il marrone uniforme screziato, a macchie o anche tigrato delle più disparate tonalità.

Tollerate alcune tonalità del rosso.

PESO E ALTEZZA:

L’altezza al garrese non deve superare i 70 cm, e non scendere al di sotto dei 60. Peso fino a 50 kg. per i maschi e 45 per le femmine.

DIFETTI:

E’ considerato difetto qualsiasi parte del corpo si allontani dallo standard. Inoltre il cane non deve mostrarsi troppo timido o insicuro, né pauroso, né tanto meno eccessivamente aggressivo. I soggetti di taglia inferiore ai 60 cm. e di costituzione leggera, saranno esclusi dalla selezione.

MODO D’USO:

Il Pastore Siciliano è un cane possente, molto intelligente ed estremamente tipico nel carattere e negli atteggiamenti: testardo nelle scelte, molto sottomesso al padrone, per il quale esprime continua adorazione. La sua caratteristica più buffa è una sorta di lungo ululato misto a latrati ripetuti velocemente quando deve dare l’avviso dell’arrivo di qualche estraneo.

Si tratta di un cane da lavoro duro e puro, resistente alla malattie e agli sbalzi termici, adatto a vivere in campagna e quindi non idoneo ad una esistenza sedentaria e casalinga.

Come detto in precedenza, il Cane di Mannara è stato conservato nei secoli come cane da lavoro, prestando quindi più attenzione alle sue doti pratiche piuttosto che quelle estetiche.

Purtroppo l’introduzione sul territorio di razze nuove e di moda e gli incroci involontari con queste, hanno messo a serio rischio la conservazione della razza. Fortunatamente nelle zone rurali dell’entroterra siculo sopravvivono ancora esemplari molto tipici e di grande mole. A partire da questi pastori puri è iniziata l’opera di recupero della razza, non solo un gioiello della cinofilia, ma soprattutto un bene prezioso del patrimonio storico siciliano.

Come tutte le cose che testimoniano un’origine, è un dovere, ma dovrebbe essere anche un piacere, preservarle.

Cane di Mannera

Questa scheda è stata realizzata da Salvatore “Salvo”

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